Ormai da tempo il test del Dna è entrato prepotentemente nelle indagini investigative. Ha infatti avuto particolare risalto nei casi a fortissimo impatto mediatico, di cui si è detto e scritto tantissimo (vedi il caso dell’omicidio della piccola Yara Gambirasio, piuttosto che il delitto della studentessa Meredith Kercher).
E’ importante sapere che spesso il test del DNA ha consentito di risolvere i cosiddetti “Cold case”, ovvero i delitti insoluti, dando la possibilità di riscrivere, anche a distanza di anni, diverse pagine della storia, proprio grazie all’evidenza scientifica.
Il caso di cui voglio parlare in questo articolo è quello relativo alla famiglia imperiale Russa, i Romanov, misteriosamente scomparsa agli inizi del 1900, della quale non si erano avute più notizie.
CASO DELLA FAMIGLIA IMPERIALE RUSSA ROMANOV
http://www.ekaterinburg.tv/it/Romanovs.htm
Nel Luglio 1918 la famiglia imperiale Russa, composta dallo Zar Nicola II, dalla moglie Zarina Aleksandra Fëdorovna, dai loro cinque figli (tra cui lo zarevic Aleksej, e la granduchessa Anastasija) venne segregata nella Casa Ipat’ev (casa a destinazione speciale), insieme ad alcuni membri del personale di servizio.
La notte tra il 16 e il 17 luglio 1918, alle 11 di sera vennero tutti uccisi con dei revolver. La carneficina durò circa 20 minuti.
I loro corpi non furono mai ritrovati, alimentando per anni diverse tesi rispetto alla scomparsa della famiglia imperiale russa; in particolare alcuni sostenevano che una delle figlie dello Zar, Anastasija, fosse riuscita in qualche modo a salvarsi.
Questa dolorosa vicenda si riapre solo nel 1990, dopo oltre 70 anni, quando in un bosco, nei pressi di Ekaterinburg, negli Urali vengono ritrovati i resti di 11 corpi verosimilmente riconducibili alla Famiglia dello Zar e ad alcuni loro collaboratori.
https://it.wikipedia.org/wiki/Romanov
Sempre il luglio, del 2007, restituirà anche i corpi della granduchessa Anastasija e dello zarevic Alessio.
La conferma sull’identità dei Romanov è stata possibile analizzando persone che rientravano in qualche modo nell’albero genealogico.
A causa del pessimo stato di conservazione è stato fondamentale l’utilizzo dell’analisi del Dna mitocondriale, che viene considerato un’eredità matrilineare.
Per la Zarina Aleksandra, fu di fondamentale fu la collaborazione del duca di Edimburgo, (la cui nonna Vittoria d’Assia era la sorella maggiore della zarina). Ne segue che il duca di Edimburgo era quindi pronipote di una diretta discendenza per via materna della Zarina Aleksandra stessa.
Per lo Zar Nicola II invece il raffronto positivo è stato possibile grazie allo studio del dna di due congiunti di una diretta discendente della nonna dello Zar.
A distanza di tanti anni e di tante ipotesi formulate, l’analisi del Dna ha consentito di confermare che l’orrore dell’accaduto aveva superato la più fervida fantasia.
Non solo la famiglia dello Zar fu barbaramente uccisa dopo un lungo periodo passato in una “prigione dorata”, ma al solo fine di nascondere l’accaduto, i loro corpi furono straziati, e solo le sofisticate tecniche del Dna ha consentito alla Famiglia Romanov di ricevere degna sepoltura, di porre fine alle diverse illazioni di pura fantasia sul destino della “sopravvissuta” Anastasia, confermando che nessuno in quella tragica notte nella Casa di Ipate’ev si salvò.
Oggi la famiglia Imperiale riposa riunita a San Pietroburgo, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo sull’isola Zayachij.