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    Laureata in Scienze Biologiche con PhD in Biologia Umana e Genetica Medica. Si è inoltre specializzata sia in Biochimica Clinica che in Genetica Medica.
    Docente di “Genetica Medica" presso l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata".
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    La dr.ssa D'Ambrosio svolge la propria attività dal 1990.
    Collabora con importanti Studi Legali Associati ed è il referente per la Genetica Forense di diverse associazioni ONLUS
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Thomas Jefferson

Thomas Jefferson, padre fondatore e terzo presidente degli Stati Uniti D’America, venne accusato di essere stato l’amante di Sally Hemings, allora sua schiava, e di essere il padre di almeno di uno dei suoi figli.
Non poteva immaginare, nel 1800, che un giorno qualcuno, seguendo nuove tecniche investigative, avrebbe potuto conoscere la verità in merito alla sua presunta paternità biologica che tanto gli costò in termini di immagine.
Questa “ombra” infatti gravò in maniera significativa nella vita politica di Jefferson e, pochi anni fa (1998), al fine di conoscere la verità, un gruppo di studiosi Inglesi iniziò l’analisi di marcatori polimorfici ed in particolare analizzò il cromosoma Y dei discendenti, ovviamente maschi, sia di Jefferson che della sua presunta amante Sally.
I risultati furono clamorosi e portarono ad una pubblicazione, da parte di Eugene A. Foster, di un articolo sulla rivista “Nature” dal molto contestato titolo “Jefferson fathered slave’s last child”.
Tale articolo accerta che un maschio della famiglia di Jefferson, forse lo stesso presidente, fu padre di almeno uno dei figli di Sally Hemings.

Utilizzo del CROMOSOMA Y per le indagini di paternità: vantaggi e limiti

Il cromosoma Y viene definito eredità patrilineare, trasmesso identico a meno di eventi mutazionali, di padre in figlio, di nonno in nipote e così via. Spesso viene chiesto a noi genetisti, in casi di paternità fatherless (senza la possibilità di avere il DNA del padre), di procedere nell’indagine in maniera indiretta con i familiari del de cuijus, al fine di “ricostruire” il corredo cromosomico.
In altre parole il cromosoma Y si rivela molto utile quando chi chiede di essere riconosciuto come figlio biologico, non avendo possibilità di effettuare un confronto diretto con il presunto padre, viene confrontato con un figlio nato in costanza di matrimonio dal defunto e che quindi ha ereditato il cromosoma Y del proprio padre.
È però importante sottolineare i “limiti” di un test indiretto usato magari al fine di evitare l’estumulazione.
Per farlo utilizzeremo il seguente esempio di una situazione relativamente frequente:
• un ragazzo (F1) non riconosciuto dal padre sostiene di essere figlio del Sig. PP ( defunto)
• il Sig. PP ha avuto dal suo matrimonio un figlio maschio ( F-PP).
Al fine di capire se F1 sia o meno effettivamente figli di PP potremmo procedere semplicemente raffrontando il cromosoma Y di F1 e di F-PP.
Qualora constatassimo che F1 e F-PP avessero due cromosomi Y diversi, potremmo sicuramente dedurre che i due abbiano due padri diversi.
La domanda che ci dobbiamo porre, in qualità di genetisti forensi, in merito alla suddetta affermazione è la seguente:

"possiamo escludere, in seguito a questa diversità, la paternità biologica di PP nei confronti di F1?"
La risposta a mio avviso, è negativa.

Qualora infatti fosse proprio F-PP, figlio non genetico di PP, ma di un altro padre (PP2) ed invece F1 fosse effettivamente il figlio genetico di PP, il risultato del test sarebbe comunque quello di avere i cromosomi Y di F1 e F-PP diversi.
E’ necessario specificare che la ricostruzione indiretta si basa su un “principio” non genetico, per cui occorre sempre dare per “assodato” il concetto che il figlio/figli che si “utilizzano” per effettuare il test “indiretto” sia effettivamente figlio, da un punto di vista genetico, del presunto padre.
Giuridicamente un figlio che nasce in costanza di matrimonio lo è, tale, di “diritto”.
Geneticamente invece lo è solo se è un “figlio biologico”; quindi solo in quest’ultimo caso egli sarà utile per la ricostruzione del corredo genetico del presunto padre.
Tornando quindi al nostro esempio di ricerca di paternità in forma indiretta, non si ha quindi nessuna certezza che F-PP, figlio di PP, benché nato in costanza di matrimonio, sia realmente figlio biologico di PP.

Conclusioni sul caso Thomas Jefferson

Gli esiti positivi del match del cromosoma Y sui discendenti di Sally Hemings e Thomas Jefferson evidenziano quindi sicuramente una compatibilità “familiare” tra i vari discendenti ma, di contro, è doveroso sottolineare l’impossibilità di discernere se la paternità sia di Thomas Jefferson o di un membro della sua famiglia (es il fratello) che, assumiamo, avessero lo stesso cromosoma Y.
Fatta questa doverosa precisazione si comprende la contestazione sull’attribuzione di almeno un figlio di Sally a Thomas Jefferson. Tale contestazione nasce dal fatto che il riscontro, seppur positivo, potrebbe essere attribuibile ad un membro della “famiglia di Jefferson e non necessariamente a Thomas”.

Questo importante studio ha comunque segnato e riscritto una importantissima pagina della storia.

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